L’azionario USA, qualche giorno orsono, sembrava aver cominciato a dare qualche timido segnale di distribuzione, con la creazione di massimi decrescenti e nel breve anche qualche tentativo di test dei minimi precedenti. Ma poi, non appena si è arrivati al test di qualche supporto chiave, ecco che i bid sono riemersi come d’incanto, con i prezzi tornati a salire verso i massimi storici.

Va detto che per ora, la price action, appare di poco conto da un punto di vista dei movimenti percentuali, ma ciò basta per poter ritoccare ogni settimana nuovi record storici. La verità è che sui listini sembra di andare avanti quasi di inerzia, con la maggior parte degli investitori che probabilmente sono rimasti alla finestra, in attesa di capire quando potranno finalmente sbilanciarsi, considerato che fino ad oggi non si è ancora capito quando la Fed inizierà il ciclo di ribasso dei tassi di interesse.

E i dati macro, anche se lentamente, stanno cominciando a fornire indicazioni di rallentamento economico, che, man mano che passa il tempo, potrebbero peggiorare, anche se per ora non c’è uno che scommetta sull’hard landing dell’economia a stelle e strisce.

I CAMBI NON CAMBIANO

Poche e irrilevanti variazioni sul mercato valutario con le principali coppie che oscillano in trading range e in meno di 60 pip di oscillazione giornaliera. EurUsd che dai massimi della seduta europea a 1.0950 è sceso fino a 1.0915, mentre il Cable si è mosso al ribasso con una price action anch’essa contenuta, di circa 60 punti tra minimi e massimi da 1.2855 a 1.2795. UsdJpy che dopo i minimi di ieri notte in Asia a 146.50 ha recuperato qualcosa fino a 147.60, ma senza grandi slanci.

In assenza di notizie e interventi verbali di banchieri centrali, era infatti prevedibile attendersi un lunedì poco mosso, specie dopo i Non Farm Payrolls di venerdì scorso. Sui cross poco da dire se non che il mercato è, e rimane dollaro centrico, rendendoli demoltiplicatori di volatilità. Interessanti movimenti, comunque, per EurCad e AudCad rispetto alle oscillazioni di settimana scorsa con possibili inversioni di breve verso 1.4680 e 0.8880.

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SVIZZERA, FIDUCIA DEI CONSUMATORI IN CALO

L’indicatore della fiducia dei consumatori in Svizzera è sceso a 42,3 nel febbraio 2024 da un 41,1 leggermente rivisto del mese precedente e significativamente al di sotto della media a lungo termine. La lettura riflette le crescenti preoccupazioni circa la solidità sia della loro situazione finanziaria personale che dell’economia generale nei prossimi mesi rispetto al periodo precedente.

Si registra un peggioramento degli indicatori relativi allo sviluppo atteso economico e finanziario. Nel frattempo, l'indicatore che misura l'andamento atteso dei prezzi nei prossimi 12 mesi è diminuito (101,9 contro 104,8) e anche i consumatori sono stati meno riluttanti a fare grandi acquisti (-37 contro -37,8). Franco svizzero stabile sia contro euro a 0.9600, sia contro dollaro con un UsdChf in area 0.8800.

NORVEGIA, SCENDE L’INFLAZIONE

Il tasso annuo di inflazione in Norvegia è sceso al 4,5% nel febbraio 2024 dal 4,7% del mese precedente, meno delle attese del 4,9%. Si tratta del dato più basso da ottobre 2023, a causa del rallentamento dei prezzi di generi alimentari (6,3% contro 8,7% a gennaio). Inoltre, l’inflazione è diminuita per le comunicazioni (1,4% contro 2,8%), ristoranti e alberghi (3,7% contro 6,3%) e beni e servizi vari (3,1% contro 3,8%). Al contrario, i costi hanno subito un’accelerazione soprattutto per l’edilizia abitativa e i servizi pubblici (3,3% contro 3,1%) e per i trasporti (2,5% contro 1,6%).

Nel frattempo, il CPI corretto per le modifiche fiscali ed escludendo i prodotti energetici (CPI-ATE) è sceso al 4,9%, raggiungendo il tasso più basso da agosto 2022. Su base mensile, i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,2%, rispetto all’aumento dello 0,1% di gennaio.

ARGENTINA AL TAGLIO DEI TASSI

La banca centrale argentina ha tagliato il tasso di interesse di riferimento all'80% dal 100% precedente. La decisione è arrivata in un contesto di rallentamento del tasso di inflazione mensile e di rafforzamento del peso rispetto al dollaro statunitense. L’inflazione è scesa al 20.6% a gennaio 2024 dal 25,5% del mese precedente e leggermente al di sotto delle previsioni di mercato del 21%.

Su base annua, tuttavia, l'inflazione è salita al 254% a gennaio dal 211% di dicembre 2023. Martedì l'agenzia statistica argentina pubblicherà i dati sull'inflazione di febbraio. Dall'insediamento del presidente Javier Milei il 10 dicembre, il presidente della Banca centrale Santiago Bausili ha acquistato 9,6 miliardi di dollari nel mercato valutario del paese per contribuire a ripristinare le scorte di liquidità necessarie per stabilizzare il peso, secondo il comunicato della banca.

IN ATTESA DEL CPI USA

Le aspettative di inflazione al consumo negli Stati Uniti per l’anno a venire sono rimaste stabili al 3% nel febbraio 2024, invariate rispetto ai due dati precedenti, e mantenendosi ai minimi degli ultimi tre anni. I consumatori si aspettano un leggero aumento dei prezzi del gas, in aumento di 0,1 punti percentuali al 4,3%, mentre le aspettative di inflazione rimangono invariate per i prodotti alimentari al 4,9% e per le case al 3%.

Nel frattempo, le aspettative di inflazione per i prossimi tre anni sono salite al 2,7% dal 2,4% e per quella quinquennale al 2,9% dal 2,5%. Inoltre, la crescita media degli utili attesi su un anno è rimasta invariata al 2,8%. E oggi, alle 14.30 c’è attesa per il CPI che è atteso a +3.1% su base annua nel dato generale, mentre quello mensile è previsto a +0.4%. Il dato core è atteso a +3.7% anno su anno e +0.3% mese su mese, in calo rispetto al dato del mese scorso.

Buona giornata e buon trading.

Saverio Berlinzani


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