Indicatori? Si. No, grazie. Dipende. - PT. 1

INTRODUZIONE

L'idea per questa pubblicazione deriva da una disquisizione che ho avuto con un utente circa la presunta utilità degli indicatori tecnici (e non) all'interno della nostra routine di trading.
"Annosa e noiosa diatriba". "Inutile dissertazione"
Se questi due sono fra i primi pensieri che vi sono saltati alla mente, vi esorto a passare oltre serenamente.
Per quel che può valere, voglio provare a condividere la mia visione, riuscendo magari ad approfondire qualche concetto e a fornire forse qualche utile spunto.

E andiamo immediatamente al punto, riassumendo la visione dell'utente X in tre punti:

  • Gli indicatori (tutti) che vengono utilizzati nelle analisi sono del tutto inutili, in quanto il 'grafico nudo' contiene ogni informazione essenziale alla nostra operatività.

  • La capacità di lettura (del 'grafico nudo') da parte del trader determina se si fa parte del 95% dei perdenti o dei pochi che sopravvivono al mercato.

  • Gli indicatori sono creati dall'”industria del trading” con l'unico scopo di fare soldi e fregare i pesci piccoli.


Personalmente, per quanto aperto e rispettoso del pensiero altrui, non posso che trovarmi in profondo e sostanziale disaccordo.
E come sopra cercherò di sintetizzare le mie ragioni:

  • Regolarmente vengono pubblicati degli studi che evidenziano come un buon 80% (o giù di li) degli scambi di mercato venga gestito da macchine. Non ci si riferisce al concetto di 'scambio elettronico', ma a computer che elaborano sofisticati algoritmi e che si basano in varia misura su indicatori di diversa natura. Vengono programmati da essere viventi, ma abbracciano Machine Learning e AI.
    L'industria del trading di oggi non è dunque ben rappresentata da quell'immagine (che deriva forse dai film anni '90) che rappresenta un èlite di valenti analisti/operatori intenti ad osservare schiere di monitor pieni di grafici (nudi?) alla stregua di tante sfere di cristallo e che alla fine premono un pulsante, verde o rosso (e naturalmente poi esultano e festeggiano! xD);

  • E' verissimo che gli indicatori non possono prevedere i movimenti del prezzo. Sono per definizione dei derivati del prezzo stesso e di conseguenza soffrono di un ineludibile ritardo. Per quanto ottimizzati, mancano di quella reattività indispensabile a farci cogliere un movimento di prezzo sul nascere.

  • Possono essere di immenso aiuto nella comprensione delle dinamiche più profonde dei movimenti di prezzo, rendendo le nostre analisi enormemente più accurate. Sono insostituibili quando l'output richiede la risoluzione di una funzione complessa in pochi millisecondi. Sfido chiunque a calcolare a mente anche solo una semplice media mobile a 5 periodi...

  • Troppi indicatori forniscono troppe indicazioni. Spesso alcune sono decontestualizzate (penso per esempio a uno stocastico all'interno di un trend impulsivo). Altrettanto spesso sono ridondanti (per esempio due o più oscillatori iper-comprato/venduto in un side market). In questi casi finiscono inevitabilmente per aumentare il senso di incertezza, indurre confusione, rallentare l'operatività e nella peggiore delle ipotesi arrivano ad inficiarla del tutto.

  • Prevedere esattamente gli swing del mercato, ovvero comprare ai minimi e vendere ai massimi, guardando semplicemente una serie storica di prezzi (e volumi, se vogliamo proprio sporcare il grafico) è qualcosa di impossibile. O si dispone di un rarissimo e innato talento (che si spinge al limite della chiaroveggenza) o si tratta del proverbiale 'colpo di...'
    E la fortuna si sa è un fenomeno effimero. Si sa pure che può diventare una lama a doppio taglio.

  • Esistono diversi studi, resi possibili grazie alla potenza computazionale delle moderne piattaforme e alla sterminata disponibilità di serie storiche, che hanno dimostrato la fallacità della metodologia di analisi basata esclusivamente sulla price-action. Ma su questo punto è forse meglio sorvolare, per non rischiare di far inca77are più di qualcuno..

  • Gli indicatori non sono stati inventati dall'industria del trading allo scopo di disorientare/confondere/fregare il piccolo trader (per centrare l'obiettivo è sufficiente intervenire sulla volatilità...), ma sono stati e vengono tuttora sviluppati da analisti di calibro, da traders professionisti e da appassionati ricercatori/sviluppatori.
    In questa stessa community di TV (che suppongo abbia poco da spartire con l'industria del trading) è attivo un gruppo di validissimi sviluppatori che condivide gratuitamente il frutto del loro lavoro.
    Vero anche che alcuni cercano di trarne un profitto, ma non è che ci veda quest'alone di raggiro o fregatura.
    Davvero a tutti piace lavorare duramente e GRATIS?
    Non è per niente cosa banale sviluppare un nuovo concetto e tradurlo in uno strumento di analisi o in un trading-system robusto e profittevole. Respect.
    (poi come sempre esistono i ciarlatani, ma sono una minoranza che riesce a distinguersi e a essere distinta...)

  • I tool tecnici vanno studiati e capiti. Difficilmente si otterranno risultati consistenti applicando degli strumenti senza averne compreso appieno la logica di funzionamento o non sapendo quando e come utilizzare le informazioni che ci vengono fornite.


Ho deciso di suddividere in parti questo - come lo chiamiamo - approfondimento al fine di renderne più leggera la lettura e agevole la comprensione.

Chiusa questa necessaria introduzione, passerò in una seconda parte ad espandere i concetti di cui all'ultimo - importantissimo - punto. Cercherò di riuscirci andando a vivisezionare un indicatore ideato ormai molti anni fa da un grande innovatore.
Rivoluzionario per i concetti che ha introdotto e tutt'oggi universalmente diffuso e apprezzato.
Perché, riuscire a superare la prova più dura, quella del tempo, non è cosa semplice.

Se ci sarà la possibilità proverò anche ad alzare l'asticella per capire se esistono dei margini di miglioramento per un indicatore così ben progettato e magari a testarne delle varianti.

Questo processo, per quanto possa apparire irriverente, è animato dalla volontà di contribuire a trasmettere un messaggio vitale, quella curiosità che ti spinge a non fermarsi alla superficie delle cose, ad avere il coraggio di esplorare sentieri nuovi, a non arrendersi al cospetto di difficoltà o errori e a non rinunciare mai a sbagliare e imparare. Per crescere.
(sembra la pubblicità di un nuovo crossover xD)

Concetto espresso decisamente meglio da qualcun altro e pure con molte meno parole. "Be hungry, be foolish!”.
Valido nella vita di ogni giorno e pure nella frenetica attività del trading.
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