Prosegue, insieme ai bombardamenti in Ucraina, il lavoro della diplomazia. Gli Usa cercano un chiarimento della posizione cinese sul conflitto in Ucraina. Il rischio di mancanza di petrolio russo spinge di nuovo all’insu’ i prezzi. Mercati azionari nervosi, ma solidi, nonostante la peggiorata prospettiva.
Ieri, 17 gennaio, le Borse europee hanno reagito compostamente alla decisione della FED (Banca Centrale Americana) di alzare i tassi di 0,25%, primo rialzo dal 2018. Il Chairman della FED Jerome Powell ha nuovamente sottolineato che l'economia americana è "molto forte" e che la crescita prosegue robusta.
La produzione industriale statunitense a febbraio non ha brillato, con un +0,5%, rispetto al +1,4% di gennaio, ma l'indice sull'attività manifatturiera della FED di Philladelphia e’ salito comunque molto più delle attese. Numeri forti, invece, per le nuove costruzioni e per le concessioni edilizie a febbraio, su livelli record dal 2007.
Per le azioni europee, chiusure contrastate: Milano -0,7%, Francoforte -0,4%, Parigi +0,4% e Londra +1,3%, nel giorno del rialzo dei tassi ufficiali. A Wall Street tutti gli indici hanno chiuso con robusti rialzi: Dow Jones e S&P500 +1,2%, Nasdaq +1,3%. Protagonista dei recuperi di ieri il comparto “energy”, +3,4%.
L’attenzione degli operatori finanziari e’ pero’ puntata sull’evoluzione del conflitto in Ucraina. Per buona parte della giornata di ieri si era diffusa la speranza di progressi significativi nel negoziato tra i 2 paesi belligeranti: il Capo dei negoziatori ucraini Podolyak dichiarava ad un giornale polacco che occorrono “ tra pochi giorni ed una settimana e mezza per un accordo sui punti ancora aperti”. Anche il portavoce del Cremlino Peskov, ripreso dall’agenzia Tass, affermava che un accordo chiaro su tutte le questioni e la sua immediata attuazione, potrebbe fermare velocemente gli “eventi in corso in Ucraina”. Meno ottimista il Ministro degli esteri ucraino Kuleba, secondo cui le delegazioni sono ancora lontane da un accordo. Oggi, 18 marzo, alle 14.00 CET, avra’ luogo uno storico meeting “virtuale” tra il Presidente Usa Joe Biden e quello cinese Xi-Jinping. Il focus della loro riunione sara’ il conflitto Russia-Ucraina, verso il quale gli Stati Uniti temono che Pechino assuma un attegiamento solidale o comunque non ostile all’iniziativa militare russa. Tornando alle Borse europee di ieri, l’indebolimento pomeridiano si deve anche alle parole della Presidente ECB (Banca Centrale Europea) Christine Lagarde: "Le nostre prime valutazione dell'impatto della guerra vedono l'inflazione media annua salire a +5,1% nel 2022, ma anche oltre +7% nello scenario peggiore”.
In effetti, le aspettative di crescita globale sono in rapida riduzione nell’ultimo mese, ad una velocita’ che non si verificava dai tempi (2008) del crack Lehman Brothers. Gli ingredienti per la “stagflazione” ci sono tutti, purtroppo. Il termine stagflazione e’ nato negli anni ’60 e descive la contemporaneita’ di un aumento eccessivo dei prezzi (inflazione) e l’assenza di crescita economica (stagnazione).
Soprattutto in Europa, ai rallentamenti delle forniture di materie prime e componenti, si combina la perdurante salita dei loro prezzi, aggravata dal conflitto tra Ucraina e Russia, che sono grandi esportatori di materie prime energetiche, metalli industriali ed anche commodities agricole. L’inflazione riduce capacita’ di acquisto dei salari, erode il valore reale dei risparmi e incide sui consumi privati.
La Bank Of England, nel meeting di ieri, 17 marzo, ha deciso il 3’ rialzo consecutivo dei tassi di interesse, portando quello di riferimento da +0,5% a +0,75%, in linea con le attese e col chiaro scopo di contrastare la crescita dell'inflazione, prevista fino al +8% medio annuo.
Il prezzo del petrolio e’ tornato a crescere, col Wti a 102,3 Dollari/barile, +7,7%, un balzo legato all'allarme dell'Aie (Agenzia Internazionale per l’energia) sul possibile ammanco di forniture dalla Russia che potrebbe arrivare sino a 3 milioni di barili/giorno. Stamane il prezzo del WTI e’ stabile attorno a 103 Dollari/barile.
Stamattina le borse asiatiche hanno chiuso in ordine sparso una settimana molto erratica: l’Hang Seng di Hong-Kong, dopo 2 sedute di formidabili recuperi ha segnato -1,0%, con un +3,5% nella settimana. Nikkei giapponese a +0,4% e +6,3% settimanale, CSI300 di Shanghai&Shenzen a +0,5%, frutto di un sensibile recupero nel finale. Completano il quadro il Kospi coreano, +0,4%, settimana a +1,50%.
Il Governo cinese strizza l’occhio ai mercati finanziari, e promette di ammorbidire le restrizioni anti-Covid per minimizzarne gli effetti economici. In generale il nuovo atteggiamento del Governo e’ volto a garantire la stabilità economica e finanziaria per i prossimi anni, e questo implica un atteggiamento piu’ conciliante verso le aziende del Tech quotate anche negli Usa e aiuti diretti al comparto immobiliare.
Oggi, 18 marzo, rileviamo aperture europee stabili, seguite da un graduale peggioramento per le borse europee, chiaramente sensibili agli sviluppi del conflitto in Ucraina. I future di Wall Street indicano aperture in calo di oltre mezzo punto percentuale.
Relativamente tranquillo il comparto obbligazionario. Lo spread di rendimento tra Btp decennali italiano e Bund tedesco e’ stabile a 152 punti base, col rendimento del 10 anni italiano a +1,88% (ore 13.00 CET).
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