✚ Il Presidente Russo Putin “riconosce” le Repubbliche ribelli del Donbas! ✚ La Russia inviera’ truppe di “pacekeepers” a Luhansk e Donetsk. ✚ Usa ed Europa pensano a sanzioni contro la Russia: opinioni difformi! ✚ Reazione preoccupata dei mercati: risk-off in corso, ma senza panico.
Il Presidente russo Vladimir Putin ha riconosciuto le 2 repubbliche auto-proclamate di Luhansk e Donetsk nell'Ucraina orientale (Donbass) e ha deciso l’invio di truppe russe “di pacificazione” nelle stesse.
La comunita’ internazionale ha visto nella decisione russa il riconoscimento del distacco “di fatto” delle 2 piccole repubbliche dall’Ucraina, avvenuto nel 2014 dopo la cacciata da Kiew del Presidente filo-russo Janucovich e le sommosse di Piazza Maidan.
Il mood sui mercati è ovviamente preoccupato ed incline a scelte di “risk-off”, anche se senza panico: lo scenario resta magmatico e articolato e, mentre un escalation dell’offensiva russa sull’intera Ucraina resta possibile, la mossa di Putin di ieri e’ vista anche come una definitiva formale “ratifica” dello status quo che esiste dal 2015, dopo gli accordi di Minsk che avevano portato al “cessate il fuoco”.
Il Presidente Russo ha detto di aver informato Francia e Germania della decisione, e non ha parlato di prossime ulteriori azioni militari. A sua volta, ieri sera, il Presidente Ucraino Volodymyr Zalenski è apparso alla televisione nazionale invitando alla calma, dicendo che la Russia ha solo “legalizzato” la sua presenza in armi e aiuti economici alle 2 province ribelli del Donbas.
L’incontro in video-conferenza tra Putin e Biden, annunciato dal Governo francese domenica sera scorsa, e’ a questo punto in forse, al pari del summit preparatorio tra i Ministri degli Esteri delle parti interessate.
L’Amministrazione Usa ha annunciato che nelle prossime ore ci sarà una Riunione del Dipartimento di sicurezza nazionale: il Dipartimento di Stato Usa, in un comunicato, ha riaffermato la volontà di evitare un’escalation sanguinosa del conflitto.
Tornando alla reazione dei mercati di ieri sera, 21 febbraio, e di stamattina, potremmo fare una lunga lista dei danni, con mercati azionari Usa pesantemente in rosso, Nasdaq -1,2%, Borse asiatiche deboli, prezzo del petrolio e del gas natuale ancora in tensione, acquisti persistenti, come da un mese a questa parte, sull'oro, e rendimenti in calo sui bond classificati come “sicuri” sia in Usa che in Europa.
Impatto ben piu’ pesante sui listini asiatici stamattina, 22 gennaio: il Nikkei giapponese ha perso -1,7%, il CSI300 di Shanghai&Shenzen -1,3%, il Kospi coreano -1,4%, mentre l'Hang Seng di Hong-Kong, -2,7% ha vissuto la peggior seduta da ottobre, appesantito dalla componente “tech”, che col -3,2% di stamane e’ sceso ai minimi dal 2020.
Alibaba ha perso oltre -4%, poiche’ la sua partecipata al 33% Ant Group, attiva nel fintech, sarebbe oggetto di un’indagine chiarificatrice dei sui rapporti con alcune banche a controllo statale.
Sorprendentemente, a fine mattinata di oggi, osserviamo che dopo un avvio pesantissimo, i listini azionari europei hanno recuperato quasi tutte le perdite iniziali: il FtseMib italiano segna -0,2%, il Cac40 francese -0,1%, il DAX40 tedesco -0,2%, il Ftse100 britannico +0,2%, l'IBEX35 spagnolo +0,2% di Madrid (ore 12.45 CET).
Forse, a dare una mano, contribuisce il quadro macro positivo in Euo-zona dove, secondo il consueto sondaggio mensile PMI (Purchasing Managers Index), l’economia ha visto un forte recupero a febbraio, col settore dei servizi in bella evidenza, favorito dall’allentamento delle restrizioni contro il Covid.
L'indice Pmi composito (sintesi di manifattura e servizi) è risalito a febbraio ai massimi da 5 mesi a 55,8, svoltando decisamente rispetto ai 52,3 a gennaio e battendo la stima di 52,7 del consenso. L'indice PMI manifatturiero è sceso leggermente a 58,4 punti, dai 58,7 a gennaio, frutto di un mix di indicazioni che, in negativo scontano la persistente crescita dei prezzi e, in positivo la robusta domanda di beni.
Il PMI dei servizi e’ risalito a 55,8 punti, nettamente sopra il 51,1 di gennaio e alle stime di 52,0: l'ottimismo è decisamente migliorato e per il comparto dei servizi ha toccato 68,7 da 67,2 di gennaio.
A fine mattinata, anche i ribassi oltre -2% dei future sugli indici americani si ridimensionano a cali frazionali ed i rendimenti dei Treasury decennali, dopo essere scesi sotto il +1,9%, son tornati a salire: +1,94% (ore 13.00 CET).
Gli acquisti di beni rifugio, particolarmente visibili ieri sera e stamani, stanno rallentando, testimoniando una visione relativamente costruttiva sul fatto che la crisi politico-militare in Ucraina possa rimenere circoscritta alla orientale del Donbas.
Il prezzo dell’oro, dopo aver toccato i massimi da 9 mesi a 1912 Dollari/oncia, ha ripegato verso 1.900, mentre quello del petrolio ha toccato nuovi massimi da 8 anni, col Wti a 96 Dollari/barile, prima di ripiegare a 94,1, +3,2% (ore 13.30 CET) sul timore di nuove sanzioni che potrebbero colpire la Russia, il secondo produttore al mondo.
“Criptocurrencies” ancora sotto pressione, con Bitcoin sceso a 36.700 Dollari, -2,8%, per poi rimbalzare sino a 37.200 e deboli tutte le altre vaute digitali.
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